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SHADOWING: THE DEATH TRAINING

CORSO DI PREPARAZIONE ALLA MORTE

"Si ha paura di perdere il controllo, di morire o di impazzire, quando ci si sta reprimendo, si è angosciati dal morire quando non si sta vivendo, si ha paura di morire, quando ci si accorge di non aver vissuto e, infine, si desidera morire, quando non si riesce a vivere!"

Paolo Pozzati

Shadowing, il corso di preparazione alla morte


rappresenta sostanzialmente una profonda meditazione sulla morte, tesa a superare la paura della stessa e a restituire il valore ed il significato della vita.

Attraverso un lavoro sia teorico che pratico si cercherà di sviluppare la consapevolezza del limite, unico mezzo di cui disponiamo per abbandonare le tante illusioni che inquinano la nostra esistenza.

 

LA PAURA DELLA MORTE, COME AFFRONTARLA

Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un proliferare esponenziale, senza precedenti, di articoli e saggi sul tema della morte.
Comunque non è un tema nuovo visto che l’uomo fin dagli albori della sua evoluzione si è posto tale problema cercando di darsi delle risposte.

Molti illustri personaggi si sono cimentati su tale argomento, ed in particolare sulla preparazione alla morte; ci si ricorda immediatamente di Seneca, Marco Aurelio, Erasmo da Rotterdam ed altri: è il classico “Memento mori”, "Melete Thanatou", "Cotidie morimur" e "Maranasati" buddhista.
Con le loro riflessioni ci hanno dato consigli su come prepararci alla morte, o per lo meno ci hanno trasmesso un modo di rapportarci ad essa.
La maggior parte delle persone comunque sono rimaste refrattarie a tali insegnamenti, e ciò credo sia dovuto ad una sorta di resistenza inconscia, ad una forma di negazione, più comoda nell’immediato ma disfunzionale a lungo termine.
Mi sono via via convinto della necessità di un vero e proprio corso di preparazione alla morte che faccia veramente breccia nel nostro sistema difensivo, perché ovviamente, tali letture non si sono dimostrate sufficienti almeno per la maggior parte delle persone, che continuano ad arrivare impreparate alla loro ora.


La posta in gioco non è solamente di arrivare preparati, ovvero consapevoli, al nostro ultimo giorno, perché esso potrà comunque coglierci di sorpresa, bensì di riuscire a vivere il più pienamente possibile la nostra vita, proprio grazie ad una matura consapevolezza della morte.
Vi spiego che cos'è Shadowing,
il seminario esperienziale per
combattere la paura della morte


GUARDA IL VIDEO >
 

A CHI È RIVOLTO IL CORSO?

A chiunque voglia costruire un rapporto più sano con la vita, individuarne il senso e riordinare l'ordine delle priorità per prevenire o ridurre l'impatto distruttivo della morte, propria o delle persone più care.
 

PERCHÉ DOVREMMO FARE UN CORSO SULLA MORTE?

Per essere coerenti, è la risposta più banale, visto che ormai si fanno corsi per ogni cosa.

Nella nostra vita dedichiamo ore ed ore, giorni ed anni, per imparare a parlare, camminare, scrivere, per imparare un’altra lingua, un lavoro, per acculturarci, ovvero per tutto ciò che nella vita potrà servirci.
Facciamo corsi di cucito, corsi di guida, di cucina, di fotografia, di yoga, di respirazione, di inglese, di musica, di tennis o di informatica ma quasi nulla per la preparazione alla morte.

Occorre diventare consapevoli, non superficialmente, ma in profondità, della morte, per saperla affrontare quando arriva e per vivere in maniera più piena.


Potrebbe sembrare tempo sprecato, dato che si muore comunque, o un esercizio per masochisti, dato che non ponendosi il problema, riducendolo al minimo o evitandolo accuratamente, si sta meglio e si soffre meno.
Questa è solo una illusione e tutti noi possiamo rendercene conto nel momento che la morte, di una persona cara per esempio, piomba nella nostra vita sconvolgendoci, e questo succede tanto più quanto più siamo impreparati.



Questo corso si differenzia dalle numerose digressioni sul tema della morte, per il fatto che non viene proposta una fede nella vita eterna, un’immortalità nella coscienza cosmica, nel ciclo delle reincarnazioni di matrice indiana.
Io non escludo che ciò sia possibile, io affermo che non so cosa succederà Dopo.
Per ora posso solo constatare che la nostra esistenza è fatta anche di morte, oltre che di nascita, di separazioni, di dolore, di imprevisti e di felicità.
Non penso sia una gran crescita passare dalla negazione della morte, evitando di confrontarsi con essa ad una illusione di vita eterna; rimaniamo comunque intrappolati in una forma di negazione, magari più sofisticata, supportata anche dalle tradizioni orientali ma ugualmente disfunzionale.
Se poi, veramente ci dovesse essere dopo la vita terrena una ulteriore vita, eterna, ciclica, spirituale ecc., non avremmo comunque perso nulla, anzi avremmo guadagnato una vita più piena.



Anche a me piace pensare ad una esistenza cosmica, imperitura, anch’io ho bisogno, come essere umano di verità e di certezze, ma riesco ancora a distinguere ciò che è un mio bisogno, un mio desiderio o piacere, da ciò che ho sotto gli occhi tutti i giorni, in qualsiasi parte del mondo, ciò che è la realtà.
Certamente qui si potrebbe andare oltre chiedendosi se è un bisogno irriducibile a farmi vedere una determinata realtà o, al contrario, la realtà a farmi emergere un determinato bisogno.
Io penso che siano le due facce della stessa medaglia, è un problema del tipo “è nato prima l’uovo o la gallina?”, uno è strettamente interconnesso all’altro in modo tale da non poter essere analizzato con una semplice causalità lineare.
E’ un falso problema, in quanto bisogno è realtà, sulla base della conoscenza che abbiamo della mente umana, sono simultaneamente coesistenti.

 

CHE COS'È SHADOWING?

E’ IL VACCINO CONTRO I RIMPIANTI.
C’è una cosa peggiore della morte, accorgersi di non aver vissuto.

In più occasioni mi sono confrontato con il tema del rimpianto e la cosa che mi ha turbato, fin dalle prime volte, è stato costatare che una via o un modo per esserne esenti sono sempre stati a portata di mano, ma la gente non se ne preoccupa, vive in uno stato di semi-incoscienza.
Poi un bel giorno accade qualcosa che li sveglia dal torpore ma, a quel punto, può essere troppo tardi. L’impressione di aver vissuto ci viene data non dall’aver fatto tutto, cosa impossibile, né dall’aver partecipato a grandi imprese, non necessario, ma dall’aver risposto quotidianamente ai nostri specifici bisogni, negli infiniti momenti qui-e-ora o,  per lo meno, averci provato con una tenacia direttamente proporzionale all’intensità dei nostri bisogni.



In psicoterapia mi è capitato spesso di spiegare alle persone che i comportamenti disfunzionali continuiamo a ripeterli (coazione a ripetere) non per masochismo o per tentare di risolvere un trauma irrisolto, ma per il semplice fatto che la natura umana è conservatrice.
E’ conservatrice perché è più importante per l’uomo essere al sicuro, cioè vivere in un mondo noto, piuttosto che essere felice.
Ebbene mi si potrebbe obiettare che allora, se il bisogno prioritario dell’uomo è la sicurezza, avrò la sensazione di aver vissuto tanto più, quanto più rispondo ad esso.



Questo discorso sembrerebbe avvalorare la tesi secondo cui tutto ciò che mi fa sentire al sicuro è il benvenuto: concezioni religiose ecc..
Ma io credo che il bisogno di essere felice, cioè di trovare risposte adeguate a tutti gli altri miei bisogni sia in realtà molto più importante e genuino del bisogno di sicurezza.
Considero il bisogno di sicurezza una conseguenza della constatazione della nostra fondamentale impotenza e precarietà, scotomizzate (negate); da qui la sua apparente prevaricazione sugli altri bisogni.



Quando ci si ritrova impotenti e precari, consapevolmente, per uscire dall’angoscia di tale stato, si finisce per puntare tutto sulla sicurezza (vedi richieste di aiuto di chi soffre di attacchi di panico) e si è disposti anche a fare carte false.
Inoltre le illusioni di sicurezza sono l’opposto di una limitata sicurezza obiettiva e più disfunzionali di una accettata impotenza.





Chi di voi starebbe tranquillo su un aereo, non conoscendo né la  meta né la quantità di carburante imbarcato?

Ovviamente la soluzione non sta nel costruire illusioni, come è avvenuto spesso, per esempio raccontandosi che, finito il carburante, l’aereo comincerà a sbattere le ali per arrivare a destinazione, e quale destinazione se non la più piacevole?
D'altronde visto che siamo nel campo delle illusioni perché limitarsi!
Ma se scegliamo di stare nella realtà non possiamo far altro che accettare la nostra condizione: siamo su un aereo, non sappiamo quanto carburante ha né quale sarà la destinazione.
Quando l’avremo accettato onestamente, solo allora l’angoscia sarà debellata; ogni istante trascorso su quell’aereo diventerà prezioso ed il bisogno di sicurezza tornerà ad essere un bisogno tra i tanti.



Ci sono cose che possiamo cambiare, altre no, le prime vanno cambiate e le seconde accettate.

Accettare onestamente vuol dire darlo per assodato senza dimenticarsene, non vuol dire non pensarci più o negarlo con delle illusioni.
Sarebbe come se un nano si illudesse di diventare alto due metri, o negasse di essere un nano.
Accettare di essere nano comporta la consapevolezza di essere tale, non dimenticarselo, riconoscere i propri limiti, ma non per questo deprimersi, anzi apprezzare tutto quello che può fare.
In questa prospettiva siamo tutti nani e possiamo dedicarci, finalmente, ad essere meno sicuri ma ugualmente felici.

“Ho perso tot anni a prendere una laurea che non mi serve”: se in quel momento è stata la cosa che mi andava di fare, rispondevo ad un bisogno e ci credevo, quindi io ho vissuto.
Se, al contrario, avessi preso una laurea che ora mi serve per il lavoro che faccio ma ho fatto una fatica immensa a studiare cose che non mi piacevano, contrarie ai miei bisogni, a lungo e intensamente, allora io non ho vissuto.



Quando si dice che “si sono persi gli anni migliori della vita” si commette un grosso errore, perché gli anni più belli sono tutti quelli della vita, nessuno escluso.

Infatti confrontiamo, per esempio, gli anni della giovinezza con quelli della vecchiaia, perdendo di vista che il vero confronto andrebbe fatto con la morte.
Ecco allora che tanto la giovinezza che la vecchiaia assumono un valore immenso, ognuna con le proprie peculiarità; la loro contrapposizione si stempera e la loro differenza si assottiglia fino a scomparire.

SEMINARI SULLA MORTE A BOLOGNA

Per informazioni sui seminari in partenza a Bologna e provincia, mandami una mail con scritto "Sono interessato/a a Shadowing" o chiamami.
 
 
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